Ho la barba, è iniziata a crescere sulla mia pelle di donna. Ma è morbida, sembra il primo pelo di un adolescente. Penso che potrei tagliarla per farla crescere più ispida ma poi ho paura che non mi piaccia più così desisto e decido di aspettare.
Mi sveglio con questo sogno sulla pelle, nella mente.
È la giornata del Convengo “Un’esperienza diventata realtà” organizzato dal Consultorio Transgenere di Torre del Lago presso l’Ospedale Versilia.
Un convengo ricco di emozioni, suggestioni che, senza alcun dubbio, hanno iniziato a lavorare oniricamente dentro di me. Il ricordo ancora vivido dei momenti formativi accanto allo psicologo del centro Massimo Lavaggi, la voglia di rivedere i ragazzi e le ragazze conosciuti presso il Consultorio.
Obiettivo centrale del convegno era quello di illustare i risultati raggiunti in questi anni nel delicato percorso con le persone di genere non conforme e prospettare obiettivi futuri per fare in modo che queste possano vivere con una maggiore tutela dei propri diritti. E aggiungo io, con l’augurio che tutti si possa vivere in una società migliore, dove essere se stessi non venga vissuto con un ricatto socioculturale troppo avido per essere ignorato.
Hanno partecipato autorevoli professionisti specializzati nel campo delle tematiche “gender variance” e personalità rivoluzionarie come Regina Satariano (presidente dell’Associazione Transgenere di Torre del Lago) e Porpora Marcasciano (presidente del MIT di Bologna, Movimento Identità Transessuale). Ho avuto modo di conoscere il lavoro dell’azienda ospedaliera universitaria pisana, dell’équipe di Firenze e il presidente dell’ONIG (Osservatorio Nazionale Identità di Genere) Paolo Valerio che ha dato un prezioso contributo.
Ancor più formativo è stato l’ascolto diretto di persone che hanno vissuto sulla propria pelle il percorso di transizione e che ci hanno generosamente regalato la propria esperienza di vita.
Persone che la stessa Porpora Marcasciano descrive come “migranti di genere e in genere”, persone che “vanno verso posti più ospitali” in quanto vivono “un’esperienza umana complessa, preziosa” ma che purtroppo è connotata da tanti aspetti “problematizzati”.
Questo perché, ancora oggi, le persone di genere non conforme non vengono rispettate e accettate. Come se il rispetto possa passare solo dall’essere conformi con quanto la società si aspetta da noi.
Una società cieca ai risvolti scientifici che, come dice lo stesso Paolo Valerio, hanno riconosciuto la fluidità del genere, la sua varianza, la sua incapacità di attenersi sempre e comunque a un dettame culturale privo di scientificità. E per riprendere le sue parole “si parla ancora di persona transessuale, ma è attuale? (..) è ormai obsoleto parlare di transessuale, ora si parla di persona di genere non conforme, gender fluid o gender variant”.
E le parole sono importanti perché da queste prendono forma le nostre rappresentazioni sociali e da qui partono le nostre idee e il nostro essere al mondo.
La scienza stessa lo dimostra: nell’ultima versione del DSM la comunità scientifica ha sostituito il termine Disturbo dell’Identità di Genere con quello di Disforia di Genere, andando verso la depatologizzazione e, come ci ha preannunciato il professor Davide Dèttore al convegno, nel 2017 con l’uscita dell’ ICD 11, si farà un ulteriore passo in avanti parlando di Incongruenza di Genere, categoria che verrà inserita fuori dai disturbi mentali.
Nella giornata del convegno ho respirato un clima di famiglia, di profondo rispetto, di libertà, di speranza e di unione. Quel clima che solo le relazioni “sufficientemente buone” che Paolo Valerio descrive come essenziali nel processo del prendersi cura possono farci respirare.
Ho lasciato la stanza del convegno con il desiderio che si possa respirare questo clima anche fuori da quelle quattro mura, anche nella società allargata, con persone che, seppur non gender fluid, possano essere fluide nell’approccio con gli altri, libere da barriere culturali che purtroppo ancora oggi edificano muri invalicabili.
Elena Cucurnia