Lo sportello LGBTQ di Performat Salute Genova ha realizzato, sul tema del coming out, una doppia intervista.
I protagonisti intervistati sono Luisa e Luis, madre e figlio italiani che attualmente vivono a Parigi. Luis, di 26 anni, è figlio unico, nato in Perù e adottato all’età di pochi mesi.
L’idea è stata quella di proporre ad entrambi una serie di domande, col metodo dell’intervista doppia.
Abbiamo aggiunto alcune domande solo per lui ed alcune solo per lei, per poter meglio inquadrare la situazione prima del coming out.
L’intervista di Luis è stata realizzata anche mediante un video che trovate più sotto.
Di seguito l’intervista trascritta e il video in versione ridotta. In fondo all’articolo i link per le versioni integrali.
LUIS.
D: Luis, tu sai che il nostro blog si chiama “scorri per sbloccare” quindi la prima domanda che ti facciamo è se c’è stato un evento, un incontro, una persona, un libro che, in un momento particolare della tua vita personale, ti ha sbloccato e aiutato nel fare coming out.
Luis: Direi che non c’è stato qualcosa di specifico che mi ha sbloccato, piuttosto è stata una serie di eventi e sentimenti.
D: Ti sei mai confidato con qualcuno?
Luis: Prima di parlare con i miei? No, avevo tenuto la cosa per me. Avrei voluto parlarne con qualcuno, ma penso che all’epoca volessi capire bene prima di espormi.
D: Quali sono state le emozioni che hai provato quando hai preso consapevolezza?
Luis: Ci si sente in qualche modo “strani”, ma forse più smarriti, cioè capisci che c’è qualcosa che non torna rispetto a quello che hai vissuto fino a quel momento. Prendere consapevolezza di chi si è realmente è un processo difficile da affrontare. Tuttavia una volta finita quella fase, dopo essersi addentrati nel più oscuro io, esci e per quel che mi riguarda è stata una rinascita.
D: Hai avuto esperienze eterosessuali?
Luis: No, qualche bacio ma niente di più ahah…
D: Hai avuto esperienze omosessuali prima del tuo coming out?
Luis: Si, la prima credo almeno un anno prima di dirlo a tutti.
D: Ti sei mai sentito rifiutato dagli amici?
Luis: Forse nel primo periodo dopo aver fatto coming out, ma da una piccola parte. Ma oggi penso che semplicemente dovessimo prendere strade diverse.
D: Sei mai stato oggetto di atteggiamenti omofobi a scuola o nel gruppo dei pari?
Luis: No, poi in generale si sentono sempre le solite battutine che i ragazzi fanno fra loro, ma non erano dirette a me.
LUISA.
D: Quando tuo figlio ha fatto coming out hai pensato di rivolgerti a qualche professionista che vi potesse aiutare nel percorso?
Luisa: Sì, mi sono quasi subito rivolta ad uno psichiatra che già conoscevo, ma sono state sufficienti poche sedute che mi hanno chiarito alcune cose che all’ epoca non conoscevo ancora.
D: Ti sei rivolta ad associazioni (es. AGEDO) presso le quali cercare un sostegno e confrontarti?
Luisa: Sì, ho frequentato l’Agedo perché sentivo veramente il bisogno dì confrontarmi con altri genitori di ragazzi e ragazze omosessuali.
D: Quale è stata la tua esperienza presso l’associazione?
Luisa: Molto bella anche se corta a causa di miei problemi di salute che sono insorti. L’associazione Agedo è un luogo aperto, di non giudizio, di aiuto e di confronto tra genitori di figli omosessuali e transessuali.
D: Ora vivi a Parigi, fai parte di qualche associazione per genitori di ragazzi omosessuali?
Luisa: Sì, sono iscritta all’Associazione Contact che è aperta sia ai genitori che ai figli.
INTERVISTA DOPPIA
D: Quando hai preso consapevolezza della tua omosessualità / sua omosessualità?
Luis: Penso fosse alle medie, quando sono iniziati a svilupparsi i primi ormoni.
Luisa: Già all’età di 12 avevamo incominciato a pensare che Luis potesse essere omosessuale, ma soltanto a 18 anni c’è stata la conferma da parte sua.
D: Come hai pensato di affrontare il tema con i tuoi genitori / con tuo figlio?
Luis: All’epoca non sapevo nemmeno io cosa fosse quella “sensazione” nuova, quindi semplicemente lasciai perdere fino alle superiori e lì tutto è tornato a galla. In quell’occasione decisi che avrei tenuto tutto per me, almeno fino a che non avessi capito bene la situazione.
Luisa: Gli abbiamo posto la domanda alcune volte, ma Luis non era pronto.
D: Quali sono state le emozioni che hai provato nel raccontare / ascoltare?
Luis: Forti, intense. Però oggi le rivivo come belle sensazioni, come qualcosa di liberatorio.
Luisa: Molto forti. Un amore ancora più grande, la voglia di poterlo proteggere contro tutti ma anche la paura per un futuro che all’epoca vedevo difficile.
D: Quali sono state le emozioni vissute nella fase precedente al coming out / nel momento in cui aspettavi che tuo figlio trovasse il modo, le parole e i tempi giusti per dirtelo?
Luis: C’era tensione perché giustamente i miei non capivano cosa che cosa avessi e io non volevo parlarne.
Luisa: Incomprensione e anche rabbia. Non capivo perché lui non volesse essere sincero con noi.
D: Come e quando è stato coinvolto tuo padre / marito?
Luis: Non ricordo con esattezza, ma sicuramente è stato intenso tanto quanto il momento in cui l’ho detto a mia mamma.
Luisa: Con mio marito ne abbiamo sempre parlato insieme ed è sempre stato coinvolto.
D: Chi lo ha detto a tuo padre / marito?
Luis: Penso prima ne avessero parlato assieme poi ho “confermato” di persona.
Luisa: Luis lo aveva detto a me ed io ne ho subito parlato con mio marito.
D: Come è stata gestita la notizia nei confronti di amici e parenti?
Luis: È stata mia madre a dirlo alla famiglia e io mi sono comportato come se niente fosse. Non c’è mai stato bisogno di dirlo chiaramente da parte mia.
Luisa: molto bene da parte di tutti. L’unica che ancora oggi non è al corrente è mia mamma.
D: Ci sono state reazioni positivamente inaspettate o spiacevoli? Se sì, da parte di chi? In che modo?
Luis: Penso positive da parte della maggior parte delle persone. Non mi piace usare la parola accettare, perché mi sembra che comporti un senso di rassegnazione e di “concessione”, della serie “ti accetto nonostante quello che sei”. Poi chi ha avuto reazioni meno piacevoli si è semplicemente allontanato poco a poco. C’est la vie.
Luisa: A mia conoscenza le reazioni sono state naturali, di affetto e di comprensione.
D: Quali erano le tue più grandi paure?
Luis: All’inizio che gli altri non capissero o mi rifiutassero in qualche modo.
Luisa: Che la sua omosessualità potesse essere fonte di pregiudizi, che gli impedisse una vita serena, che potesse diventare oggetto di cattiverie.
D: In che modo la tua fede è stata toccata dall’evento?
Luis: Non sono mai stato tanto legato alla fede. Sono credente ma a modo mio, cioè credo in qualcosa di più grande di noi e in un messaggio di amore universale.
Luisa: La mia fede in Gesù Cristo non può che essere sempre più forte. Niente nel Vangelo dà adito a una critica verso un comportamento omosessuale. Addirittura, secondo molti, il brano dove un centurione romano chiede aiuto a Gesù per un suo servo, che egli ama molto, può trattarsi di un rapporto omosessuale.
D: Quale è stato il rapporto con la Chiesa in questo frangente?
Luis: Semplicemente ho smesso di frequentarla poco a poco, non voglio addentrarmi nella questione gay-religione perché si trovano estremismi da entrambi i lati e io li odio, li trovo entrambi assurdi.
Luisa: Purtroppo nella Chiesa c’è ancora una grande chiusura. Speriamo nell’operato di Papa Francesco affinché possa aprire le menti.
D: Oggi vivete a Parigi. La realtà di una grande città come Parigi quanto è diversa nell’accettazione e nella tolleranza rispetto all’esperienza vissuta in Italia?
Luis: A Parigi oggi la comunità omosessuale è una parte integrante della comunità. Oggi per strada si possono vedere coppie e famiglie di tutti i tipi e nessuno rimane sorpreso.
Luisa: Parigi non è solo una grande città ma è la capitale di un paese che da sempre ha fatto dei principi di uguaglianza e di libertà l’essenza del proprio essere. Quindi non c’è da stupirsi se a Parigi una coppia di ragazzi passeggia dandosi la mano senza per questo creare clamore.
Floriana Lunardelli, Antonella Oliveri, Sara Curci & Flavia Melis
versioni integrali:
trascritto La storia di Luis e Luisa. Un Coming out.