“Figli di un Dio minore” è un video girato da una giovane regista, Ludovica Jaus, uscito un anno fa, dopo un ennesimo rinvio dell’approvazione della legge Cirinnà. Da qui prende l’avvio il racconto: interviste a quattro persone, due sui vent’anni e altre due più mature, sui cinquant’anni. Poche e semplici domande ai quattro protagonisti, sulla loro storia, sul loro sentirsi e su cosa pensano della legge ai quei tempi in discussione.
Ne esce un quadro sobrio in cui, a mio parere, sono state dette le cose significative. Il video è fatto bene, semplice e incisivo. La scelta di intervistare due giovani e due più maturi ha fatto percepire anche che qualcosa riguardo all’accettazione è in cambiamento positivo.
Ho intervistato i due protagonisti più maturi, Gianluca e Marco. Volevo chiedere loro se e cosa è cambiato dopo l’approvazione della Cirinnà. L’intervista ha aperto più ambiti di riflessione di quelli da me previsti e l’esperienza di “aver partecipato a quel video” ha portato dei cambiamenti ai due protagonisti.
– Gianluca, ti è piaciuto il video? E a te Marco?
G.Luca: “È tanto che non lo vedo… però si mi è piaciuto, è asciutto, non retorico, non mi ha disturbato, una cosa giusta da fare.”
Marco: “Sì abbastanza, ha fatto le domande giuste. La regista è una ragazza giovane e forse si nota, la voce è un pò enfatica… ma al di là degli aspetti tecnici, ciò che importa è il nucleo: è stato tutto molto naturale; anche perché è stato estorto con tanta semplicità, naturalezza.”
G.Luca. “Questa cosa è partita da una ragazza della scuola, noi siamo due insegnanti di Liceo. Questa studentessa ci telefonò e ci disse che un’amica stava cercando una coppia matura da intervistare per un video sulla legge Cirinnà; so che tutti sanno che noi siamo coppia ma non pensavo che uno studente avesse il coraggio di rivolgersi a noi come coppia.”
Marco: “Io ho detto subito di sì; G.luca era più timoroso di uscire allo scoperto; io credevo che fosse politicamente giusto dare un piccolo contributo alla discussione sulla legge Cirinnà.”
– A un anno dalla approvazione della legge Cirinnà, ci sono stati dei cambiamenti?
Marco: ” Si tanto! Forse non ci si rende conto ancora. Abbiamo molti amici nella nostra situazione ed hanno accelerato la loro regolarizzazione; mi sembra anche più tranquilla l’esposizione di queste realtà, ha contribuito pur nella sua imperfezione, ma il nocciolo è decente. Secondo me era importante che se ne parlasse e venisse sancito il diritto di vivere la propria vita anche in modo diverso da quanto sancito dall’ordinamento giuridico italiano. L’Italia è arrivata per ultima….”
G.Luca: ” Sì, ci sentiamo più legittimati, autorizzati ad essere coppia di fronte agli altri. Ora ci dichiariamo coppia, prima non era così semplice. Dal punto di vista psicologico del nostro rappresentarci è cambiato, in positivo. Adesso sembra tutto fattibile. Ora c’è più coraggio. Ci sentiamo le spalle coperte, non siamo più clandestini, siamo autorizzati. E aver bisogno di essere “autorizzati “è forse una debolezza da parte nostra. Con il video abbiamo osato.”
Marco: ” Sono cambiate le cose, lo percepisco dal modo in cui le persone si rivolgono a noi; quando si inizia a parlare delle cose il timore se ne va; noi ora siamo più tranquilli, più sicuri della nostra condizione.”
– E dopo il video cosa è successo a voi?
G.Luca: “I ragazzi della scuola l’hanno subito visto e abbiamo ricevuto riscontri carini, alcuni, ragazze soprattutto, ci hanno fatto i complimenti, è un bel video. Commovente questo! Anche alcuni genitori ci hanno fatto sapere di averlo visto e che erano contenti. Ogni volta mi sorprendevo e mi rendevo conto di avere fatto una cosa azzardata, di cui non avevo valutato la portata!
L’ultimo episodio è successo qualche giorno fa: una collega, con cui non siamo in buoni rapporti, è andata da Marco e gli ha detto di avere visto il video e di essere rimasta molto toccata. Ha detto “Chissà quanto avete sofferto” e Marco ha risposto che… no, non abbiamo sofferto. Non vogliamo che passi una visione vittimistica. La differenza non è per la coppia, ma per l’impatto nella società.”
– E voi vi sposerete?
Marco: “Credo di sì. Aspetto il 19 aprile, la sentenza di divorzio, io mi sono sposato nel ’91. Dopo 7 anni ci siamo separati. Non sapevo di essere gay. L’ho scoperto con G.Luca. Avevo una mia identità sessuale etero. Il mio matrimonio è finito per altre ragioni, avevamo un modo di intendere la vita opposto. Attraverso il rapporto sessuale diverso ho scoperto che esiste un altro modo di prendere la vita.
Gli ultimi due anni di matrimonio sono stati tristi e tesi.”
– Poi hai incontrato G.Luca e l’altra parte di te?
“Sì, proprio così. Avevo 38 anni. Sono andato dallo psicologo per qualche mese per farmi aiutare. Poi ho capito che potevo essere liberamente quello che volevo senza sentire sensi di colpa e ho pensato che le persone che mi volevano bene mi avrebbero accettato anche con un’identità diversa. Mia madre mi ha proposto di “farmi curare” e mi ha fatto ridere. Lì ho capito che dovevo togliere qualsiasi velo. E alla fine ha accettato. Con mio padre è stato più complicato, lì c’è anche la questione legata alla loro identità, gli uomini sono più rigidi. Poi loro vivono in un piccolo paese… Ma ora va benissimo e vado tranquillamente dai miei con G.Luca.”
– GianLuca qual è stato il tuo percorso?
“Prima ancora di avere una vaga idea di sessualità, avevo una avversione per i “ruoli” volevo fuggirli. Mi sono innamorato dell’idea della diversità. Avevo 10 anni e non capivo perché dovessi giocare con le armi, mi sono fatto regalare una bambola. Non perché mi sentissi una bambina, ma perché non capivo i ruoli, non volevo incasellarmi…ero molto militante fin da piccolo! Lavoravo a maglia ho voluto imparare l’uncinetto, alle medie facevo i passamontagna ai professori. Senza nessuna connotazione sessuale non mi piacevano le etichette prefissate e anche l’omosessualità entrava in questo. Non volevo entrare in categorie.
Poi a 15 anni dopo aver visto “Dimenticare Venezia” è stato uno shock, ho pianto per una settimana e ho capito. La mia famiglia mi ha sempre appoggiato, erano orgogliosi di queste mie capacità.”
– Voi siete nella scuola, dal vostro “osservatorio” le nuove generazioni come si relazionano con la varietà di identità sessuale? Quali possono essere fattori di protezione per le nuove generazioni?
G.Luca: “I ragazzi hanno una sessualità molto più fluida, si fanno meno problemi. Non c’è più questa avversione verso l’omosessualità, frocio non è più una grande offesa. Sono troppo ottimista, ci sono sacche di resistenza, di omofobia. L’abbiamo visto quando abbiamo proiettato il film di Ivan Cotroneo “Un bacio”; durante la proiezione alcuni ragazzi se ne sono andati, altri hanno “insultato” lo schermo… ma durante il dibattito con il regista, invece, tutti hanno avuto un atteggiamento “ragionevole”, pacato.
Il primo filtro protettivo contro la discriminazione, possono esserlo gli insegnanti. Bisogna essere più formati. Molti miei colleghi non lo sono. Molto spesso loro, come altri, finché non sono in contatto con un caso concreto, non si rendono conto di avere a che fare e usare luoghi comuni… il rapporto con l’esperienza diretta fa anche cambiare idea molto velocemente. Ci vuole una “rieducazione” del corpo docente, perché questa è una protezione valida. In molti casi si può avanzare. Ma ci sono anche situazioni violente, ideologizzate nelle quali c’è la volontà di combattere l’accettazione, una scelta ben precisa (riferimento al servizio delle Iene).”
Marco: “La mia finestra sul mondo giovanile è parziale, perché noi siamo in un liceo classico e senza voler ripetere luoghi comuni, è vero che loro sono più attrezzati, più aperti e disponibili. Studiano un’alterità, il mondo antico è altro da noi, è vicino ma è lontano. E ciò che più mi piace del mio lavoro è educare alla conoscenza e al rispetto dell’alterità. Non siamo gli eredi dei romani, non siamo gli eredi dei greci e misuriamo la nostra identità vedendo le differenze e le somiglianze.
Educare all’alterità attrezza i giovani ad accogliere il mondo in tutte le sue sfaccettature. Tra l’altro quando studi il mondo antico certi temi vengono fuori: io non ho nessuna difficoltà a parlarne. Fino a un pò di tempo fa questi temi non venivano fuori. Ora invece sì, forse anche perché hanno visto che io non ho problemi a parlarne.
Io dico sempre ai ragazzi del primo anno che hanno diritto ad esprimere qualsiasi opinione, anche le più estreme, nel rispetto degli altri.
Non solo dal punto di vista sessuale ma da tutti i punti di vista la scuola deve essere una palestra di educazione alla differenza, alla democrazia.
Per concludere vorrei dirti un’ultima cosa: la regista ci ha chiamato in questi ultimi giorni. Mi sono reso conto che sono rimasto molto affezionato a lei, partecipare a quel video è stata una cosa molto importante per me: mi ha dato l’opportunità di fare un’operazione politica importante! Le sono grato!”
Grazie a Gianluca e Marco per aver condiviso la loro esperienza!
Maria Cristina Serafini